The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom

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[RECENSIONE] The Legend of Zelda: Echoes of Wisdom

Evoco un Lizalfos in posizione di attacco!

Dai, diciamo che era anche ora. Se prendi la carta d’identità di The Legend of Zelda e leggi 1986 come anno d’esordio non puoi non chiederti come sia possibile che, quasi 40 anni dopo, questa povera principessa non abbia ancora avuto la possibilità di prendere le redini di almeno un capitolo della saga. Fortunatamente è uno sfizio che oggi Nintendo ci ha risolto, finalmente Zelda diventa parte attiva con Echoes of Wisdom, e onestamente posso già dire che penso abbiano trovato la maniera migliore per valorizzare questa scelta. Perché poi nel momento in cui ti dicono “stavolta controlli Zelda”, ecco che partono subito due dubbi di non poco conto. Riusciranno a caratterizzarne il gameplay al punto di giustificare un protagonista diverso? E soprattutto, le differenze di gameplay riusciranno a reggere sulle spalle un gioco intero, che sia all’altezza della serie?

Benché le due domande siano collegate, onestamente temevo più per la prima, perché mettere su schermo una Zelda che si comportasse come un Link versione femminile sarebbe stata una scelta a dir poco banale, e forse svilente. Probabilmente è anche il motivo per cui abbiamo aspettato quasi 40 anni per un esperimento del genere, anche se è curioso come il team di Grezzo non avesse previsto di costruire un gioco intorno a Zelda fin dall’inizio. Bensì, tutto è nato a sviluppo in corso, e mai scelta fu più felice di questa. Echoes of Wisdom è la naturale trasposizione in 2D della filosofia di Breath of the Wild e Tears of the Kingdom, ossia quella di porre il giocatore in condizioni di grande libertà nell’affrontare gli enigmi che il gioco pone come ostacolo. Pur strizzando un po’ l’occhio all’abilità dell’Ultramano di TOTK, la possibilità di evocare questi Echi (copie esatte di nemici e oggetti) e combinarne alcune proprietà conferisce a Zelda un gameplay tutto nuovo, completamente diverso al classico spada, scudo, arco e frecce del buon Link. Naturalmente è una filosofia che paga e non paga, allo stesso modo degli ultimi due capitoli principali la libertà è quell’arma a doppio taglio che, se da una parte permette varietà di ragionamento, dall’altra può portare alla rottura degli schemi. Ed Echoes of Wisdom, onestamente, non fa eccezione.

Gli Echi sono davvero tanti, tantissimi, oltre 100. Impossibile bilanciare tutto, alcuni Echi sono più forti degli altri, alcuni oggetti più utili, impossibile creare puzzle a prova di bomba, e lo dico chiaro e tondo: è un gioco da autolimitazioni. Facciamo degli esempi, primo: il letto. Come da tradizione della saga, dormire permette di recuperare i cuori, ne consegue che per recuperare vita nei momenti di crisi basta uscire da una zona con nemici, evocare il letto, dormire. Sinceramente? Non usatelo. Secondo esempio: nelle fasi iniziali, quasi come fosse un mini-boss, otterrete l’eco di un nemico decisamente forte, che può tranquillamente fare piazza pulita della maggior parte dei nemici che incontrerete per gran parte del gioco. Anche questo, limitatelo, o non utilizzatelo proprio. Lo so, le autolimitazioni non sono bellissime da utilizzare, ma ripeto, trovo quasi impossibile un bilanciamento perfetto. Va anche detto che Echoes of Wisdom ha qualche accorgimento, due in particolare: il costo degli echi, che ne limita gli utilizzi in base all’importanza degli stessi, e anche la disponibilità immediata dell’Hero Mode, che invece in passato faceva capolino solo a gioco terminato. Insomma, la realtà è che la difficoltà del gioco nasce direttamente dalle scelte che farete, e in base ad esse potete tranquillamente gestirvi l’uso e l’abuso degli echi. Non sono moltissimi quelli dei nemici forti, però ecco, c’è tutta la possibilità di variare e non finire ad utilizzare sempre gli stessi, tanto che durante l’avventura personalmente credo di aver utilizzato circa la metà degli echi a disposizione, evitando di facilitarmi troppo le cose.

Per tornare ai due dubbi principali in apertura di recensione, posso quindi dire che la risposta è “Sì”, ad entrambe le domande, seppur con qualche riserva in più sulla seconda. C’è da dire comunque che ho trovato la progressione di gioco bilanciata, l’upgrade graduale del numero di Echi evocabili, il calo del costo e anche il miglioramento della modalità spadaccino sono ben studiati. E sì, avete letto bene, modalità spadaccino. È un po’ il punto di collegamento (..) tra Link e Zelda, ovvero la possibilità di prendere in prestito le abilità di Link (spada, arco, bombe) per un breve periodo di tempo, dosato da una barra di energia che si consuma col tempo. Devo dire che un po’ capisco questa modalità, ma anche no, perché probabilmente il gioco avrebbe potuto essere fruibile anche senza. D’altra parte sarebbe stato un all-in davvero rischioso, magari non è un male che ci sia questo punto di contatto, anch’esso però da gestire come utilizzo. Inizialmente è comunque davvero minima la barra d’energia, e meno male, altrimenti tanti saluti a tutto il discorso sul caratterizzare Zelda in modo differente da Link, ma nel corso del gioco c’è la possibilità di migliorarla.

Ora però basta col gameplay, l’avventura com’è? Solidissima. L’introduzione è forse un pochino troppo guidata, ma va compresa. La storia ruota attorno ad un nemico capace di aprire degli squarci nella Hyrule di oggi, in grado di inghiottire qualsiasi cosa in un mondo decadente. Squarci che dovremo chiudere, e l’inizio del gioco lascia meno libertà per la numerosa presenza di tali finestre su questa dimensione parallela. Se siete fan dell’assenza di puntini sulla mappa non è l’inizio più libero che troverete, io stesso, per citare un capitolo recente, preferisco un approccio alla A Link Between Worlds, ma penso che la scelta delle prime fasi lineari sia data dalla volontà di offrire al giocatore un pacchetto base di Echi e abilità. Forse si poteva fare meglio ma la scelta è legittima secondo il sottoscritto, poi con qualche ora di gioco in più sul groppone il gioco si apre e ci sono 3-4 aree da raggiungere nell’ordine che preferite.

A tal proposito, al di là delle aree principali e nonostante trovi comunque di ottimo livello la struttura dell’intera mappa, ho sentito la mancanza di qualche segreto in più. Bene i dungeon principali, strutturati a piccole stanze, sufficientemente articolati e tutti godibili, boss fight comprese. Manca forse qualcosa di veramente memorabile o competitivo, ma nel complesso è stato tutto piacevolissimo. La maggior parte delle location secondarie, invece, si risolve troppo spesso con grotte brevi, qualche piccola sezione in 2D a scorrimento, o addirittura con una semplice apertura da distruggere con una bomba. Qualche puzzle ambientale in più non avrebbe fatto male. Poi le ricompense non variano più di tanto, per la maggior parte parliamo di rupie, cristalli (utili all’upgrade della modalità spadaccino) e ingredienti per drink e pozioni. Solo qualche volta esce dal forziere un equipaggiamento, anche se va detto che la quantità di rupie elargita dagli scrigni l’ho trovata bilanciatissima. Esplorando minuziosamente tutto il gioco ho finito soltanto con 7-800 rupie, e servono sia per comprare equipaggiamenti sia per sbloccare slot per utilizzarli, a caro, ma giusto prezzo.

Echoes of Wisdom offre infine una lunga serie di side quest, forse troppo lunga. Nel senso che alcune risultano interessanti ed includono, per esempio, minigiochi a tempo, lo scovare alcuni Echi particolari, o qualche boss opzionale, mentre altre lasciano davvero il tempo che trovano e potevano tranquillamente essere tagliate. In ogni caso, tra pro e contro, la mappa di gioco è un bel pacchetto di contenuti, bella da esplorare tra attività principali e alcune secondarie, e credo in fondo sia un esordio di ottimo livello per Grezzo. Resta il margine di miglioramento per futuri capitoli, che sono convinto arriveranno, magari prendendo anche altre dinamiche di gameplay da BOTW  e TOTK.

Qualche parola infine sul comparto tecnico, che prosegue la linea dettata dal remake di Link’s Awakening. Splendido da vedere, con qualche incertezza nei luoghi più affollati. Ma, lo sottolineo a gran voce, NULLA che rovini minimamente l’esperienza di gioco. Forse il vero scoglio è nel villaggio iniziale, dove il frame rate balla oltre le aspettative, ma per il resto trovo esasperanti, così come fu per Link’s Awakening, le polemiche sul lato tecnico. Ora, tutti vogliamo il meglio del meglio, tutti vogliamo questa grafica, ed un frame rate impeccabile. Io semplicemente non mi sento di dire che su Switch sia impossibile, ma nemmeno possibile, non abbiamo cognizione di causa per dimostrare altrimenti, non esistono giochi dello stesso genere che sono riusciti a raggiungere questo traguardo. Poi si può discutere, preferiamo un frame rate cristallino e magari un art design meno esigente? Scelte. Permettetemi però che, in quel caso, le polemiche si sarebbero spostate dalla parte opposta. In attesa di una Switch 2 che possa migliorare la situazione, la verità è solo una: Echoes of Wisdom è bello da vedere, presenta alcune incertezze, ma non vanno a minare assolutamente la giocabilità. Forse sì c’è dello sfogo personale in tutto ciò, nel non sapersi mai accontentare, e questo Zelda non sarà la perfezione, ma su una console, portatile, del 2017, va benissimo così.

Insomma, buona la prima per la principessa. La sfida più importante, quella di avere personalità propria, è ampiamente superata, e Grezzo ha confezionato un ottimo e piacevole capitolo, risultato non banale considerando anche la prima esperienza su una saga con un nome pesantissimo. E come anticipato prima, trovo che ci sia notevole potenziale per proseguire, migliorare, rinnovare questa formula. La principessa ha tutte le carte in tavola per non essere una comparsa.

Il Buono

  • Zelda è Zelda, non è Link
  • Gameplay che offre libertà...
  • Mappa densa...

Il Cattivo

  • ...ma potrebbe richiedere autolimitazioni
  • ...ma migliorabile nelle attività secondarie
8

Scritto da: Simone "nuggets619" Lenotti

Prima che la passione videoludica trovasse continuità ha vissuto quattro epoche diverse capitanate da Super Mario 64, Unreal Tournament, Pokemon (che le aziende di batterie stilo ringrazieranno a vita) e per finire Halo, del quale segue qualsiasi cosa e che ritiene uno degli universi di fantascienza più appassionanti di sempre. Ad oggi si ritiene un giocatore universale, ancora attaccato alle portatili Nintendo, oltre che particolarmente ferrato negli FPS e nella nobile arte dello stealth. Tra le console attuali, felice possessore di Switch e Xbox Series X.

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