La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor

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[RECENSIONE] La Terra di Mezzo: L’Ombra di Mordor

Un piacevole ritorno nella Terra di Mezzo

Se oggi il Signore degli Anelli e, in generale, l’universo partorito dal mai troppo elogiato Tolkien, sono diventati conoscenza comune al punto tale da rischiare di prenderle di santa ragione nel momento in cui doveste decidere di dare del Gollum a qualcuno, la situazione era ben diversa quando chi scrive era nel fiore degli anni. Prima del 2001, anno d’uscita del primo film di Peter Jackson, erano principalmente gli appassionati di fantasy o di lettura in generale a conoscere la mole impressionante di lavoro celata dietro le cronache della Terra di Mezzo. Ci sono voluti 50 anni per portare il tutto alle masse, in un formato più digeribile (seppure la lunghezza dei film li renda tutt’altro che leggeri), ma oggi ci si meraviglia a sentire qualcuno che non conosce (seppur vagamente) almeno la famosa trilogia così come ci si meravigliava prima di chi ne sapesse qualcosa.

Io sono una di quelle persone che comprò il libro (o meglio, i 6 libri) solo dopo l’uscita del primo film, con la speranza di riuscire a finirlo prima che tutti e tre uscissero al cinema (hint: fallii miseramente). Non sono mai stato un enorme amante del fantasy o delle opere di Tolkien, ma questo non mi ha di certo impedito di vedere le enorme possibilità di una licenza simile. Purtroppo, così come in molti altri casi parlando di licenze famose, i vari studi che di mano in mano si sono passati la bomba cercando di spremerne qualcosa fuori (principalmente soldi), in molti casi sono riusciti a tirare fuori roba che qualitativamente, più che agli scaffali, sarebbe stata adatta ai bagni dei McDonald’s (sì, è una cosa negativa). Ma quante licenze famose convergono di solito in prodotti di qualità? Poche, molto poche. Basta pensare a quanti anni di giochi su Batman ci sono voluti per arrivare ad avere la serie di Arkham, che con Asylum e City è riuscita a soddisfare videogiocatori e amanti dei fumetti in un modo che in pochi immaginavano possibile. L’Ombra di Mordor è, sotto molti punti di vista, il Batman di Tolkien.

Il vostro nome è Talion. Non è ben chiaro chi siete, un ranger, un comandante, un riccone che nel tempo libero insegna a tirare fendenti al figlio, ciò che è chiaro è che siete morti (niente spoiler, è l’inizio del gioco). Siete morti, ma prima di morire siete stati maledetti. Al posto di godervi le calde spiagge del paradiso (o le fresche radure, non ci sono mai stato, non so descriverlo) in compagnia di vostra moglie e vostro figlio, sarete costretti a tornare in vita ogni volta. Il perché non è pero chiaro. A complicare la situazione ci sarà qualcuno con voi, un elfo incatenato alla vita tramite il vostro corpo, anch’egli, almeno inizialmente, ignorante delle cause che vi hanno portato in questa situazione. Ma avere un nemico in comune è più che un’ottima scusa per diventare alleati e il mondo di Tolkien non fa eccezione. Da lì in poi inizierà la vostra missione, alla ricerca del responsabile della vostra infelice situazione.

I protagonisti del gioco

I protagonisti del gioco

Una volta presi i comandi saranno subito evidenti le ispirazioni dell’Ombra di Mordor, che neppure tenta minimamente di nascondersi dietro a scuse di facciata: Assassin’s Creed e il già citato, seppure per altri motivi, Batman. Se il primo si rivela nella possibilità di scalare pressoché qualunque superfice e nell’utilizzo di “torri” per sbloccare missioni e vedere il circondario in modo più chiaro, il secondo è visibile nel battle system copiato pari pari; togliendo un paio di gadget specifici, i tasti sono esattamente gli stessi, schivate e necessità di colpire i nemici a terra incluse. Lungi da me però dirlo con una nota negativa, visto che il sistema si adatta perfettamente al gioco e tutti gli elementi non legati alla battaglia sono in grado di differenziarlo pesantemente dal titolo Rocksteady. A conti fatti, quel sistema basato prevalentemente sul tasto d’attacco e quello di difesa sembra essere perfetto per i titolo Monolith, vista l’enorme mole di nemici che vi troverete ad affrontare in ogni situazione.

Dalle serie sopracitate il gioco prende anche una componente stealth che, in diverse situazioni, si rivela fondamentale per evitare di essere sopraffatti da un numero virtualmente infinito di nemici, che a prescindere dalla vostra abilità (e dai potenziamenti che avrete ottenuto), saranno in grado di farvi fuori comunque in poco tempo, visto che la vostra energia non si rigenererà come di solito all’interno delle battaglie.
Ma chi sono i vostri nemici? L’esercito di Sauron, gli Uruk, quegli orchi che i fan della saga conoscono benissimo e che sono la controparte di buona parte delle battaglie della trilogia. E sono il fiore all’occhiello di questo gioco che, senza il Nemesis System, sarebbe forse molto meno interessante.

I vostri nemici sono gli Uruk, e gli Uruk sono in possesso di una loro gerarchia, fatta di diversi gradi a indicare potenza e abilità. Ognuno di loro con un nome e una personalità ben precisa, pronto a scalare i ranghi se gliene darete l’occasione. Dai menù di gioco potrete vedere una lunga lista di figure in buona parte oscurate, che potrete scoprire solo interrogando altri Uruk o incontrandoli in battaglia. Una volta sfidatone uno di rango alto e averlo eliminato insieme alla sua eventuale scorta, potrete ottenere una runa in grado di potenziare una delle vostre tre armi (Spada, arco e pugnale). Ma l’esito della battaglia potrebbe vedervi sconfitto. E la vostra morte cos’è se non un ottimo motivo per esser promossi? I ranghi degli orchi non sono statici e cambieranno continuamente. Morire a causa di un soldato di infimo livello lo vedrà scalare qualche posizione e ottenere il suo personale esercito. Venire uccisi da uno di livello alto vedrà salire il suo livello di qualche altra unità e magari si sentirà forte abbastanza per attaccare un suo rivale, salendo ulteriormente di potere.

 

Le battaglie saranno intense e affollate

Le battaglie saranno intense e affollate

Il gioco gira fondamentalmente intorno a questo sistema che, seppur dopo un po’ mostrerà alcuni suoi limiti, risulta comunque innovativo e difficile da inquadrare in standard precisi. Ogni ufficiale avrà punti forti e debolezze, che potrete scoprire interrogando alcuni Uruk specifici (definiti vermi). Nonostante il gioco non obblighi affatto a usufruirne, conoscere eventuali debolezze (morte immediata da attacchi nascosti o paura di determinati animali) del nemico può davvero fare la differenza tra l’ennesima morte e il successo.

Il gioco è, a conti fatti, un free roaming, dove vi muoverete all’interno di un sandbox di medie dimensioni, completando diversi tipi di missioni, che vi premieranno in diversi modi, tutti comunque atti a potenziare ulteriormente il vostro personaggio e le sue armi. Per quanto Talion possa acquisire poteri che lo rendono più vicino a una divinità che a un umano, il gioco non vi metterà mai nella situazione di poter sottovalutare i nemici e questo è da considerare come uno dei punti più forti in assoluto, anche senza nessun ufficiale in vista. Il gioco prevede anzi che voi moriate più e più volte, per poter garantire al sistema di rigenerarsi e cambiare continuamente, qualcosa che vi assicuriamo accadrà più spesso di quel che pensiate. Ma la morte è raramente frustrante, visto il senso di gratificazione che si trae dalle vittorie. Il gameplay di OdM è ciò che vi spingerà a ritornare nella Terra di Mezzo più e più volte, senza badare al mondo di gioco abbastanza anonimo e a una storia che, se è da premiare per il fatto di osare qualcosa di nuovo in un terreno dove qualunque appassionato è pronto a sparare a vista, non riesce a intrigare come dovrebbe, nonostante la presenza di alcuni personaggi della saga farà sicuramente piacere a chi di Tolkien non è mai sazio.

In questo modo sarà possibile ottenere informazioni

In questo modo sarà possibile ottenere informazioni

L’Ombra di Mordor stupisce innanzitutto per la sua capacità di innovare nonostante l’enorme limite autoimpostosi (vedasi licenza), e conferma che l’unione di tante cose già viste può essere tutt’altroche scontata se fatta con criterio. Nonostante qualche piccolo difetto che spunta unicamente dopo diverse ore di gioco, il titolo Monolith è consigliabile non solo agli amanti dell’universo Tolkien o del fantasy in generale, ma a qualunque amante dei videogiochi in cerca di qualcosa di appassionante e di diverso dal solito. Seppure a mio avviso non si possa parlare di capolavoro sotto nessun punto di vista, siamo senza dubbio di fronte a un gioco che offre un punto di vista nuovo su alcune meccaniche statiche viste fino a oggi e che è pronto a dare indietro le idee prese in prestito con un numero per nulla esiguo di succosi interessi.

Scritto da: Sacha "Omeganex9999" Morgese

Cosa starà guardando? Lontano? La TV? Il muro? La leggenda vuole che l'occhio destro veda il passato mentre il sinistro sia collegato a terabyte di video a luci rosse. Nato tanti anni fa nella nevosa Vancouver, fonda la più grande rockband di sempre, ma poi si sveglia e gioca ai videogiochi. Ha successo con le donne perché riesce a imparare a memoria i numeri delle loro carte di credito. Inventore, campione nazionale e unico giocatore di Pallacollo.

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