Dead Rising Deluxe Remaster

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[RECENSIONE] Dead Rising Deluxe Remaster

 Se c’è una cosa che è cambiata negli ultimi 20 anni nel mondo delle console, è indubbiamente il fattore di salto generazionale. Vuoi per il costo spropositato dei giochi tripla A, sia per la morte della legge di Moore, il passaggio da una console all’altra dopo la settima generazione (PS3/Xbox 360) sembra offrire sempre meno in termine di innovazione. Senza voler togliere ai miglioramenti degli anni precedenti quali SSD e supporto a 4K e 120hz, la combinazione di GPU, CPU e memoria più capaci, in passato, apriva possibilità completamente nuove. Dead Rising rappresentò all’uscita quel tipo di salto generazionale, sfruttando la potenza della console next gen, Xbox 360, per mostrare un numero impensabile di zombi sullo schermo, realizzando il sogno Capcom di creare una versione giocabile dell’Alba dei Morti Viventi.

Il successo di Dead Rising ai tempi ha portato allo sviluppo e uscita di seguiti e spin-off più o meno di successo, ma il primo capitolo resta l’unico ad essere rimasto nell’immaginario collettivo, complice il periodo di transizione all’alta risoluzione. E per Capcom, che sembra aver trovato una formula vincente tra remake di glorie passate e nuovi capitoli di serie di punta come Resident Evil, è arrivato il momento di portare al mondo moderno questa gloria del passato.

Che cos’è un Deluxe Remaster? Un rifacimento visivo totale grazie a un nuovo motore grafico e la possibilità di utilizzare uno schema dei controlli moderno, lasciando tutto il resto più o meno identico al passato. Tutto il resto, dal gameplay ai dialoghi è rimasto largamente inalterato, permettendo di poter rivivere l’esperienza come in passato, senza subire la delusione di un comparto grafico visivamente inferiore ai ricordi.

La storia è la stessa del passato. Frank West, un reporter senza troppi fronzoli sente l’odore di scoop quando l’area intorno al centro commerciale Willamette viene chiusa e salvaguardata dalla guardia nazionale. Decide quindi di infiltrarsi via elicottero e di calarsi a Willamette per 3 giorni per poter portare a termine la sua investigazione e mostrare al mondo la verità (e incassando i guadagni delle vendite). Ma una volta arrivato scoprirà che l’evento è una tragica invasione di morti viventi intenti a divorare qualunque umano gli capiti a tiro. Oltre al reportage, Frank dovrà fare il possibile per aiutare i superstiti, eliminare i vari psicopatici che approfittano del caos per dare sfogo ai loro istinti e, più del resto, sopravvivere.

L’idea di Dead Rising dal punto di vista del gameplay era e resta chiara e semplice: Nei panni di un civile in un enorme centro commerciale circondato da migliaia di zombi, ogni oggetto diventa un’arma per farvi spazio e raggiungere i vostri obiettivi. Nella modalità principale, sarà possibile esplorare la maggior parte del centro commerciale sin dall’inizio, ma l’intera avventura ha un tempo limite di 72 ore del gioco, che equivalgono a circa 6 ore di tempo reale. La storia ha diversi finali sbloccabili in base alle condizioni, ma per raggiungere il vero finale (e scoprire le cause del disastro) dovrete completare tutti gli obiettivi principali entro il tempo limite.

Completando gli obiettivi e eliminando zombi, Frank salirà di livello e potrà acquisire nuove abilità utili per muoversi con più agilità tra gli zombi ed eliminarli in modo più efficace. Fallire durante la storia (principalmente non completando ogni obiettivo entro il suo tempo limite) vi permetterà di ricominciare al livello sbloccato in precedente, che rende il ripercorrere quanto fatto in predecenza generalmente molto più veloce. Il tempo limite per completare i vari obiettivi è sempre stato un punto un po’ controverso per la serie, ma personalmente l’ho sempre trovata una meccanica interessante che costringe il giocatore a fare continuamente scelte importanti. Vado a recuperare il sopravvissuto per portarlo alla base con me con il rischio di incontrare psicopatici o che venga ucciso nel percorso, o vado direttamente alla base con il rischio di non farcela a salvarlo in tempo dopo?

Nonostante la parvenza di un open world, è meglio pensare al centro di Willamette come una collezione di mappe grandi e dettagliate che formano le diverse sezioni. Muoversi tra queste spesso richiede andare attraverso una porta e aspettare qualche secondo di caricamento per avanzare. E’ possibile esplorare tutti i negozi e tutti offriranno oggetti di uso comune da poter utilizzare come armi. Frank è inoltre dotato della sua fidata macchina fotografica che potrete tirare fuori in qualunque momento per immortalare la situazione. Oltre alla gioia dell’avere uno scatto memorabile, ottenere un punteggio alto in una foto fornisce anche punti esperienza per salire di livello e sbloccare ulteriori abilità.

Le differenze, oltre ai controlli, sono principalmente piccoli ritocchi qui e lì per migliorare l’esperienza generale. Per gli amanti dell’originale spiccano sicuramente un nuovo sistema di navigazione che mostra chiaramente dove sono localizzate missioni e sopravvissuti al posto di una semplice freccia ad indicare la strada e il rispondere alla radio e dare ordini i sopravvissuti premendo lo stick analogico. E’ stata aggiunta anche la possiblità di far avanzare il tempo più velocemente, utile per poter raggiungere alcuni punti importanti della storia senza dover gironzolare senza meta. L’intelligenza artificiale dei sopravvissuti sembra anche migliorata rispetto al passato, con un maggior successo nel tenere il passo e una minore tendenza a incastrarsi nello scenario.

Ci sono alcune scelte un po’ controverse intorno alla rimozione di una delle categorie di fotografie, erotica, che premiava i giocatori nello scattare foto sexy di persone (vive o morte che siano). Nonostante non si tratti di una perdita enorme a livello di gameplay, ci sono diverse modifiche per “il pubblico moderno” che infastidice vedere in un remaster che si fregia di aver migliorato ogni aspetto. Sono personalmente per la libertà artistica, e tentare di modificare o nascondere il passato è una delle cose peggiori che si possa fare. Un argomento affrontato moltissime volte parlando di remasters, che si tratti di giochi, film o musica.

Visivamente, il lavoro fatto per DRDR è eccezionale. Tutto, dai modelli poligonali alle texture sono stati completmente rifatti per mostrarsi al meglio sugli schermi a 4K moderni. Il gioco è fluido e senza intoppi a 60fps sulle console moderne. Questo però è stato fatto mantenendo un altissimo livello di somiglianza con la versione originale, ottenendo uno strano effetto retro-moderno, anche grazie ad animazioni e audio rimasti pressoché invariati.

Dead Rising Deluxe Remaster è il remaster che non sapevo di volere. Eccola, la versione definitiva, sembrano voler dire alla Capcom e la loro maestria nel riportare il lavoro originale ai giorni moderni è meritevole di lode. I cambiamenti dal punto di vista del gameplay lo rendono esponenzialmente più accessibile per coloro troppo giovani all’uscita o disinteressati a inoltrarsi in un’avventura che ormai appartiene al retrogaming. Ancora di più però, questa versione rifinita e corretta è un invito a coloro che già si sono innamorati delle vetrine di Willamette in passato a rispolverare skateboard e katana e inoltrarsi nuovamente nello splendore di un’epoca (videoludica e non) che ormai sembra lontanissima.

 

Recensione a cura di Sacha “Omeganex999” Morgese

Il Buono

  • Una marea di cambiamenti dal punto di vista del gameplay
  • Intelligenza artificiale migliorata
  • Eccezionale lavoro nel portare Dead Rising al 2024 senza snaturarne l'anima
  • Una formula ancora vincente

Il Cattivo

  • Alcuni cambiamenti discutibili
8

Scritto da: Andrea "lordfener91" Dugoni

Laureato in Economia Europea, scrive News e Recensioni per passione e videogioca nei pochi momenti liberi. E’ un grandissimo amante del franchise di Star Wars (soprattutto di tutto ciò che riguarda l'Universo Espanso, Canon o Legends che sia) e si chiede se un giorno riuscirà mai a finire di leggere tutti gli innumerevoli romanzi e fumetti ambientati "tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana" usciti dagli anni ’70 ad oggi. Stalkeratelo sul Twitter: @lordfener91

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